Il muflone è diffuso sulle isole mediterranee di Sardegna, Corsica e Cipro, delle quali peraltro non risulterebbe nativo: su queste questioni mancano infatti reperti fossili di questi animali e si pensa perciò che essi siano stati introdotti in epoca romana dall'uomo a partire da forme semidomestiche di pecora, poi rinselvatichitesi.
Il muflone è stato in seguito introdotto anche in Europa continentale a partire dal XVIII secolo, in particolare se ne trovano popolazioni consistenti in Europa Centrale.
Aspetto
Misura 130 cm di lunghezza, per un'altezza al garrese di circa 75 cm: il peso varia fra i 25 kg massimi della femmina ed i 40 kg dei maschi adulti.
Il pelo è ispido e di colore fulvo d'estate e bruno scuro d'inverno, con tonalità grigiastre e nerastre su spalle e collo: il muso, la parte interna delle orecchie, un cerchio perioculare, il ventre, il posteriore e la parte distale delle zampe sono bianchi. Nei maschi spesso è presente una "sella" bianca sul dorso, assente nelle femmine, che sono di colore marroncino.
Caratteristica dei maschi è la presenza sul cranio di due grosse corna fisse su una base d'osso, che hanno crescita continua con tendenza alla spiralizzazione in senso laterale: le corna del muflone hanno un alto effetto spettacolare, che rende in particolare i vecchi maschi un trofeo molto ambito dai cacciatori. Più raramente corna ridotte possono essere presenti nelle femmine.
Il muflone predilige gli ambienti aperti in aree collinari, spesso con presenza di aree rocciose dove potersi rifugiare in caso di pericolo; tuttavia si è adattato a una grande varietà di habitat, dalle foreste di conifere ai boschi di latifoglie, raggiungendo anche altitudini di 1500 m. Si tratta di animali diurni e dalle abitudini gregarie: le femmine con i piccoli vivono durante tutto l'arco dell'anno in grossi greggi, mentre i maschi giovani formano gruppi separati e meno consistenti numericamente, di solito composti da animali della stessa età. I maschi più anziani, invece, sono soliti vivere da soli. Come le capre selvatiche, il muflone non assume normalmente un comportamento territoriale, pur possedendo ghiandole odorifere preorbitali, interdigitali e inguinali atte a marcare i confini del territorio: nel caso di conflitti per il territorio o l'accoppiamento, tuttavia, il maschio scuote nervosamente la testa da un lato all'altro in segno di minaccia verso gli avversari.
Alimentazione
Pur essendo animali da pascolo, che si nutrono soprattutto di erbe, i mufloni, così come anche le capre, sono in grado di mangiare un po' tutti gli alimenti di origine vegetale. Sono anche capaci di brucare le piante dure e coriacee rifiutate dalla maggior parte degli Ungulati, riuscendo così a sopravvivere in habitat particolarmente aridi.
Riproduzione
La stagione degli amori cade generalmente nel mese di ottobre (negli ambienti più freddi il periodo può cadere anche più tardi): in questo periodo, i maschi si avvicinano ai greggi di femmine, attratti dall'odore del loro estro, e competono fra loro per attirarne l'attenzione e potersi quindi accoppiare. I conflitti tra i maschi vengono normalmente risolti con cozzate frontali delle corna o con combattimenti spalla a spalla, generalmente senza che gli sfidanti si procurino lesioni gravi, grazie alla forte ritualizzazione del processo.
Fra la fine di febbraio fino alla fine di aprile, le femmine gravide si allontanano dal gruppo e partoriscono, isolate, 1 o 2 piccoli, che sono in grado di muoversi e camminare subito dopo la nascita e che devono essere allattati ogni 15 minuti circa. Quando arriva l'estate, le femmine con la loro prole (ed i giovani maschi, fino ai 2 anni di età) si riuniscono a formare greggi di 30-40 individui.
La speranza di vita dei mufloni maschi è di circa 12 anni, mentre le femmine sono generalmente più longeve, vivendo infatti anche oltre i 15 anni.
Nemici
Il lupo e l'aquila reale sono i veri nemici del muflone; altri predatori (quali la volpe) ne cacciano occasionalmente i piccoli.
Il muflone è risultato particolarmente sensibile al ritorno del lupo in Italia. Provenendo da aree prive di lupi (isole del Mediterraneo) non ha sviluppato tecniche efficaci per sfuggirne alla predazione, soprattutto in aree innevate. Cosicché in talune zone, dove si è consolidata la presenza del lupo, il muflone si è estinto (foreste del Casentino) o fortemente ridotto di numero (Appennino tosco-emiliano).
L'esistenza del muflone è indissolubilmente legata a quella dell'uomo: è infatti accettata come verosimile dalla maggior parte degli studiosi l'ipotesi che questi animali siano in realtà delle pecore ancestrali, introdotte dall'uomo in ambienti insulari e rinselvatichitesi nel corso dei millenni, piuttosto che dei progenitori dell'attuale pecora (come si è sempre ritenuto fino ad alcuni lustri fa).
Il muflone oggi non è più a rischio di estinzione ed è presente in tutta Europa ed è ovunque oggetto di prelievo venatorio. Solamente in Sardegna (dove vivono più di 6000 capi) il muflone è ancora specie protetta. Negli ultimi decenni, grazie all'attività dell'ex Ente foreste della Sardegna, sono state effettuate numerose reintroduzioni nelle aree in cui era scomparso.